66. Purgatorio, canto XXXII Tanteran li occhi miei fissi e attenti
Dante Alighieri fissa a lungo il volto di Beatrice che non ha potuto vedere per dieci anni e ne viene rimproverato dalle virtù teologali. Riacquisita la vista dopo il lungo bagliore, vede che la processione ha ricominciato a procedere verso Est: il grifone trascina il carro fino ad un albero spoglio, che si riveste di fiori rossi e viola. La beata Beatrice gli preannuncia che presto sarà in eterno in paradiso con lei, ma prima il poeta dovrà osservare il carro e scrivere fedelmente ciò che accadrà. Un aquila fende l albero e lascia le sue penne nel carro, a simbolo della Chiesa appesantita dai beni terreni; si avventa su di esso una volpe; appare un drago che dalla coda del carro lo tira a sé trascinandolo via; il carro si trasforma e ne escono tre teste. Su di esso, una meretrice scambia effusioni con un gigante che si ingelosisce quando lei rivolge lo sguardo a Dante e trascina il carro nella foresta.
|
|